{tortags,272,1}L'acqua ha certamente giocato un ruolo fondamentale nella vicenda del disatro nucleare di Fukushima. è stata infatti l'acqua dell'oceano a causare, assieme al terremoto, i primi gravi malfunzionamenti dell'impianto nucleare, ed è stata sempre l'acqua a giocare un ruolo fondamentale nel raffreddamento dell'impianto per evitare danni ancora più gravi.

Ora l'acqua torna a ribalta: la Tepco (Tokio Electric Power Company) infatti, non sa come disfarsi dell'acqua di raffreddamento che è rimasta negli impianti e che, e ha avuto una "brillante" idea: buttarle nell'oceano..

La gestione improvvisata delle emergenze

Questo è un caso classico che i prepper conoscono bene e su cui i non prepper dovrebbero meditare: al momento dell'incidente la Tepco non era pronta a gestire un'emergenza di queste proporzioni. Conseguentemente sono stati costretti a tamponare nell'immediato i danni più gravi ed urgenti, con contromisure improvvisate, per i quali non si erano previste le inevitabili conseguenze. Per raffreddare i reattori la Tepco ha dovuto pompare quanto più acqua possibile, delegando ad un momento successivo lo smaltimento di dell'acqua che, così impiegata, diventava fortemente radioattiva.

 

Una mare nel mare

Il momento di riparare a questa gestione disperata è arrivato, e anche in questo caso non si sa come gestirne gli esiti. Si parla di 400 tonnellate d'acqua al giorno circa. Si stima che, in totale,  siano 280.000 le tonnellate d'acqua radioattiva da smaltire. E , stanti le presenti condizioni, il numero continua a crescere. La Tepco ha già chiesto l'autorizzazione al Governo Centrale del Giappone per procedere.

Ancora non è chiaro però se questa situazione avrà mai una fine o se si continuerà ad avere acqua radioattiva come risultato del processo di raffredadmento, situazione per cui non si avrebbe nessuna soluzione definitiva.

 

Un cerchio che non si deve chiudere

Ecco quindi il progetto, la chiusura del cerchio: buttare a mare i fusti contenente l'acqua contaminata. La "promessa", poco credibile, è quella di buttare nell'oceano solo l'acqua a basso tasso radioattivo. La Tepco inoltre assicura che i contenitori dell'acqua sono sicuri e che non c'è rischio di rilasci o emissioni radiotattive dai fusti stessi. Visti i precedenti dell'azienda la credibilità è fortemente minata e l'attendibilità delle previsioni a dir poco dubbia.

Va ricordato che le precedenti perdite di materiale in mare hanno fatto si che si bloccasse l'intera industria ittica del paese a causa delle fortissime concentrazioni di radiazioni riscontrate.

 

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