Finalmente ci siamo liberati del tormentone di fine anno. No, non stiamo parlando del pranzo di Natale coi parenti, ma di quanto è andato in onda a ripetizione su tutte le TV e Radio e Giornali (dando prova di scarsa originalità): l'angoscia per la fine del mondo causata dalla profezia Maya, montata ad arte per farla diventare un misto tra gossip e business.

Ora che possiamo tirare un sospiro di sollievo, non per il timore (mai avuto) dell'avverarsi della profezia, ma dal tedioso lavoro di prendere le distanze da certa disinformazione ed ignoranza, possiamo dedicarci a pensieri più nobili ed elevati culturalmente.

Quello che vogliamo proporre oggi è un punto di vista molto diverso su tutta questa vicenda: si è rivelata l'ennesima occasione persa per poter affrontare un argomento costruttivo facendoci riflettere sulla nostra situazione contemporanea. Di analisi di questo tipo se ne potrebbero fare molte, ma ci vogliamo soffermare su una in particolare: l'analisi della fine della civiltà Maya e le lezione che avremmo potuto trarre dalla loro storia.

 

Un'occasione perduta.

I media hanno preferito guardare ad argomenti frivoli e superficiali. Questa linea di condotta, molto discutibile, da un lato li porta spesso ad aumentare l'audience e dall'altro a limitare la levatura culturale degli spettatori che troppo spesso preferiscono farsi rifilare oroscopi, scandaletti ed altre banalità, piuttosto che acculturarsi con programmi che potrebbero ampliare le loro vedute e portarli ad avere pensieri più seri e profondi.

La vicenda dell'apocalisse Maya è stata una colossale occasione perduta per fare un'analisi più seria della nostra società paragonandola a quella centroamericana, per vedere i molti punti in comune a farci riflettere. E' stato uno di quei tipici casi in cui ci si limita a guardare il dito e si perde la possibilità di guardare la Luna.

 

Similitudini?

La comunità storico-scientifica non è ancora completamente d'accordo sulla reale motivazione che ha portato la fiorente ed avanzata civiltà precolombiana alla sua rovina. Vi sono diverse teorie, tutte di pari dignità e tutte con prove che attestano la loro plausibilità, ma è difficile trovare tra queste una causa principale. Probabilmente è corretto pensare che si siano verificate tutte le situazioni ipotizzate, con diversi pesi e diversa rilevanza, che hanno contribuito, concatenandosi, a protare alla scomparsa di quella civiltà.

Ai fini del nostro ragionamento non è importante trovare una causa principale, ma poterle analizzare e trovare delle eventuali similitudini con la nostra situazione attuale. Quello che vogliamo fare quindi è prendere le ipotesi/concause dell'estinzione di quel popolo e cercare una possibile traduzione nella nostra attuale situazione, e trarre poi le conclusioni.

 

Le possibili cause del collasso

Ecco di seguito tre delle ipotesi maggiormente accreditate della fine della civiltà Maya seguite da una possibile analogia con la nostra situazione. Le teorie non si limitano a quelle qui esposte, ma anche per quelle che non presentiamo è possibile trovare una analogia con alcuni aspetti che vediamo attorno a noi oggi.

Molte di queste cause si possono trovare nel declino di altre società all'apice della loro storia, una fra tutte quella dell'antica Roma. Tutto questo, a nostro avviso, ci offre spunti su cui sarebbe meglio meditare.

 

Rivolte e disordini sociali: la classe dominante Maya era composta dalla nobiltà regnate e dal clero. Questa teoria ipotizza che la classe dominante avesse completamente perso di credibilità non essendo in grado di risolvere i problemi della popolazione (vedi sotto) e che questo abbia portato alla rivolta dei ceti più bassi della popolazione che erano costretti a farsi carico della maggior parte dei problemi per i quali non vedevano arrivare alcuna soluzione. Oberati da lavoro, tasse e sacrifici che non vedevano fare in egual misura alle classi più alte, agricoltori ed artigiani insorsero nelle diverse città. 

Questa teoria trova una ripetizione fedele nella nostra società contemporanea. I partiti si trovano ad avere il minimo livello di fiducia da sempre, i politici sono esautorati da innumerevoli scandali che ne minano tanto la loro credibilità quanto la fedina penale, la politica interna soffre l'ingerenza della finanza e delle banche, la chiesa naviga in acque agitate a causa di scandali, con conseguente perdita di presa sui fedeli. In Grecia, Spagna e Italia i segnali di irrequietudine si sono già manifestati.

 

Spostamento delle principali rotte del commercio: le principali città Maya si trovavano quasi al centro delle principali rotte commerciali tra le diverse popolazioni dell'epoca. La teoria vuole che alcune di queste regioni limitrofe siano crollate e che quindi il commercio in quella direzione non fosse più fiorente, con un conseguente spostamento degli scambi verso altre zone, sottraendo quindi peso economico alle città Maya che iniziarono a perdere il controllo sugli scambi commerciali.

Attualmente assistiamo al mutamento dello scenario internazionale, per cui le potenze che erano predominanti solo 20 anni fa (USA, Russia ed Europa) sono via via sempre più deboli, mentre i paesi che venivano detti "emergenti" (Brasile, Cina, India) sono attualmente sempre più potenti e stanno iniziando ad essere del tutto indipendenti dalle vecchie potenze sia dal punto di vista delle risorse che dei mercati. Come ipotizza il rapporto del NIC, l'Europa in particolare è propensa a diventare sempre più povera e demograficamente sempre più vecchia.

 

Collasso ecologico: i Maya avevano un sofisticato calendario e meticolose osservazioni della volta celeste, ma altrettanto non si poteva dire per la loro competenza in fatto di agricoltura. La loro principale tecnica di coltivazione si basava sul disboscamento della foresta tramite incendi per poi coltivare la terra così liberata. La nuova terra era però in grado di dare un modesto numero di raccolti prima di diventare sterile. Questo, unito ad un sistema di colture intensive e alla progressiva riduzione della diversità nelle coltivazioni, portò ad una progressiva riduzione del cibo a disposizione la cui scarsità si fece presto sentire.

Oggigiorno non si può certo dire che l'attenzione all'ambiente sia una priorità, soprattutto quando viene posta semplicemente come uno scomodo ostacolo economico facilmente superabile o esternalizzabile. Le conseguenze della scarsa attenzione all'ambiente si stanno già facendo notare sotto forma di impoverimento dei terreni, riduzione dei ghiacciai che a sua volta si manifesta sotto forma di diminuzione dell'acqua potabile disponibile. Le risorse naturali sono consumate sempre di più e sempre più velocemente, e non si pensa al fatto che queste siano limitate e difficilmente rinnovabili. Il costo del cibo e dei generi di prima necessità aumenta a tutti i livelli della catena di produzione e distribuzione. Ci comportiamo come se mai nessuno ci presenterà il conto, ma è inevitabile che questo accada prima o poi.

 

La ciclicità del tempo e della storia

I Maya ritenevano che il tempo fosse ciclico e basavano appunto il loro calendario sulla ciclicità. Si dice che la storia sia destinata a ripetersi, soprattutto quando non la si conosce e ci si ostina a ripetere gli stessi errori. 

Dopo tutto questo tempo speso (male) a farneticare sulla fine del mondo e su un calendario di cui non si è neppure certi della trasposizione delle date, è forse il momento di prestare attenzione ad argomenti più seri e di analizzare non tanto quello che i Maya conoscevano alla perfezione, ma quello che conoscevano poco e che li ha portati verso il collasso. Probabilmente se avessero passato meno tempo "col naso all'insù verso le stelle" e avessero ragionato di più su quella che era la loro realtà terrena, la loro storia sarebbe finita diversamente. 

E noi? Saremo mai in grado di farlo?