Una delle più diffuse e semplici mistificazioni del prepping è che sia un'attività per gente paranoica. Nell'immaginario collettivo il prepper è una persona che vive nella paura di questo o quell'evento, con una fragilità psichica o emotiva che lo porta a drammatizzare tutto e a non godersi la vita.

E' comprensibile che, dati alcuni stereotipi di base, una cattiva rappresentazione televisiva o cinematografica, il grande pubblico abbia questa idea in testa. La serie televisiva Doomsday Preppers del National Geographic ha presentato alcune persone le cui scelte di vita e la cui quotidianità erano sicuramente bizzarre. Il film "Take Shelter" del 2011 ha rappresentato la figura di un padre di famiglia che inizia le sue preparazioni a seguito di incubi ed ansie che sfociano in un disturbo psicologico.

Noi non ci siamo certo nascosti dietro un dito, ed abbiamo da subito "fatto outing" su alcuni comportamenti eccessivi che ricorrono in questa comunità, tuttavia ci pare eccessivo ed ai limiti del rifiuto, la classificazione superficiale che troppo spesso viene fatta.

Sarebbe quindi il caso di fare un po' di chiarezza su questo punto e offrire anzi un paio di spunti di riflessione che vadano a dimostrare l'esatto contrario.

 

 Siamo eccentrici e ce ne vantiamo !

Questo possiamo dirlo subito. Sicuramente un prepper non è una persona "normale" e la definizione di "normale" molto spesso gli va stretta perché in quella normalità vede un sacco di comportamenti che non gli piacciono e che non vuole seguire. Un prepper rifugge una vita routinaria, una vita incosapevole e distratta. Le prime armi da cui un prepper si vuole salvare sono quelle di "distrazione di massa" di cui molti rimangono vittime loro malgrado, martellati dalla pubblicità e presi in una serie di non problemi inventati ad hoc per pompare i consumi.

Sicuramente alcuni nostri comportamenti sono fuori dal comune, ma vorrei proporvi una serie di comportamenti solitamente ritenuti "normali" su cui sarebbe il caso di riflettere. E' ritenuto normale la passione per il calcio, spesso anche i suoi eccessi, le discussioni accese dentro e fuori la TV e si accettano le conseguenze anche violente che talvolta ne sono scaturite. E' considerato normale fare shopping, anche quando ti porta a cercare e volere sempre qualcosa di più, quando ti costringe a buttare via oggetti ancora nuovi per averne altri. E' considerato normale seguire la moda, comprare vestiti con sei mesi di vita, osannare una cultura dell'immagine che sforna modelle anoressiche o (sigh...) veline da TV. E' considerata normale una vita di lavoro, spesa e TV, con poco tempo per sè e per i propri cari, che baratta i rapporti della famiglia con quelli tra i concorrenti di un reality.

Ecco, è normale? Troppo spesso il concetto di "normale" è confuso con quello di "consueto" o di "comunemente accettato" se non addirittura con "tollerato".

 

La parte ed il tutto

Accettata la diversità, bisogna poi iniziare a fare dei distinguo e delle precisazioni. I pazzi ci sono d'appertutto, lo sappiamo bene. Ogni ambiente o settore della vita ed ogni attività ha tra i suoi sostenitori e praticanti persone che vanno oltre l'eccentrico o che si fanno consumare completamente dalla loro passione. Il prepping non fa certo eccezione, ma paga lo scotto di avere aspetti folkloristici più vistosi ed appariscenti e quindi è facile che sia più esposto.

Ma dire che vi siano persone con qualche difficoltà tra i preppers non autorizza nessuno a generalizzare e dire che tutti i preppers abbiamo questa o quella caratteristica o problematica.

 

Dalla paura alla serenità

Il prepping è e deve essere soprattutto questo: un cambiamento nello stile di vita che porti una maggior consapevolezza ed una maggiore capacità di affrontare gli imprevisti e le difficoltà.

E' piuttosto comune che chi si affaccia al prepping lo faccia sull'onda di emozioni negative e di disagio. Questo spesso accade perché ci si sveglia dopo un "letargo della consapevolezza" e ci si rende conto di aver tenuto la testa sotto la sabbia come lo struzzo. Il passaggio da un pensiero "va tutto sempre bene" a quello "può accadere" alle volte è traumatico, perché ci si rende conto di quante cose si sono date per scontate e quanto fragile possa essere la realtà in cui si vive.

Il passaggio successivo però è quello di riconquistare la stessa serenità che si aveva prima. Ma mentre prima era un falso senso di sicurezza basato sull'ignoranza o sulla negazione del problema, ora si punta ad avere una tranquillità solida e duratura che deriva dalla preparazione consapevole, dalla corretta gestione delle risorse e dalla competenza nel gestire un'emergenza.

Questa nuova coscienza di sè e di quello che ci circonda ci porta anche ad avere un atteggiamento più positivo nella vita di tutti i giorni. Un prepper confronta le piccole difficoltà che incontra con quelle decisamente più grandi per cui si sta preparando, e le affronta senza ingigantirle o farne dei drammi. Chi si prepara per un disastro o una crisi seria non può certo dare in escandescenza per un caffè versato o  una serata storta!! Anzi, tutte queste piccole cose possono addirittura essere fonte di allenamento se non di divertimento. Tutte qualità, assieme a quelle più pratiche spesso ignorate dai più, che fanno sì che il prepper sia visto come "risolutore di problemi"  per tutte le persone che ha attorno.

 

Siamo prepper, non fanatici. A volte essere diversi vuol dire essere migliori, per tutti gli altri casi, ci stiamo lavorando !!