Vediamo allora come recuperare esche naturali con un metodo che funziona da 5300 anni.
Delle esche naturali reperibili nelle nostre zone, quelle meno conosciute sono i funghi arboricoli. Scientificamente chiamato Fomes Fomentarius questo fungo e’ abbastanza diffuso nelle zone temperate dell’ emisfero Nord. Sul sito dell’associazione A.M.I.N.T (Associazione Micologica e Botanica) c’e’ un post interessante che mostra parecche foto del fungo nell nostre regioni.
Cresce in prevalenza sugli alberi di betulla, pioppi e querce e si presenta abbastanza di frequente su alberi morenti o morti (da quest’ ultimi si puo’ ricavare anche l'esca da legno marcio). Da notare le generose dimensioni! Essendo questo fungo a crescita pluriennale, certi esemplari possono raggiungere anche i 70-80 cm alla base del “cappello” chiamato imenoforo, mettendoci a dispoizione moltissimo materiale.
I funghi una volta raccolti vanno lavorati prima di poterli usare come esca. Semplicemente si tratta di:
- pelarli e rimuovere la corteccia esterna, morbida e biancastra, al fine di esporre la parte interna di color marroncino chiaro (chiamata “Amadou”)
- tagliarli in pezzetti piu’ gestibili e
- farli seccare completamente al sole
...e l’esca e’ pronto per l’uso! Tale esca, quando asciutta, e’ in grado di produrre molto facilmente un’ambra usando il ferrocerio o firesteel, ma possiamo anche usare la selce o un acciarino primitivo con successo, nonostante questi producano meno scintille e di temperatura minore.
Nel 18° secolo era in voga un metodo per "truccare" queste esche e renderle ancora più efficaci. L'esca asciutta veniva imbevuta in una soluzione (20-25%) di acqua e Nitrato di Potassio (KNO3) che all'epoca si chiamava "salnitro", e quindi la si lasciava nuovamente seccare. Dopo il trattamento questa esca diventava ancora piu’ efficace, anche in situazioni più difficili. Oggi il nitrato di potassio si può acquistare in erboristeria o nei consorzi agrari, venduto come fertilizzante.
Ma le sorprese non finiscono qui: il fungo arboricolo ha anche delle proprietà medicali, di cui però non parleremo qui.
L’impiego di questo fungo risale alla notte dei tempi; Otzi L’Uomo dei Ghiacci mummificato scoperto sulle alpi al confine tra l’Italia e l’Austria nel 1991, aveva pezzi di questo fungo con se’ già 5300 anni orsono. Tranquilli, Otzi non è morto per ipotermia ma combattendo, quindi se questo metodo funzionava per lui, è garantito che farà il suo lavoro anche per noi!
Paolo in Africa per Prepper.it