Stefano Ventura pubblica sul suo blog un articolo sui prepper... o su come possano essere visti da chi prepper non è. Lungi dalla volontà di scatenare una inutile "flame war" di botte e risposte, l'occasione è propizia per darci modo di iniziare un dialogo che ci dia la possibilità di confrontarci, conoscerci e comunicare.

Stefano è uno psicologo, e per la sua analisi prende spunto da quello che ha visto nella serie "Apocalittici" del National Geographic, e da quanto letto nella storiella delle scimmiette sul ramo. Va detto che nella storiella probabilmente il messaggio che si voleva dare non è passato...

L'articolo parte proprio da quello che è considerato il punto di partenza del prepping negli Stati Uniti: la guerra fredda: "Il 16 novembre 1984, quando il mondo finì, avevo 13 anni".

Più sotto la risposta in cui (aiuto!) il tentativo è quello di spiegare allo psicologo che siamo "normali"... (risate di sottofondo...)

 

 

Ciao Stefano, e grazie dell'interessamento.

Mi spiace solo che tu non abbia riportato anche la parte successiva alla storiella delle scimmie che spiegava un po' più a fondo il significato: forse non sono molto bravo con le storielle e ho preferito precisare, e la precisazione va in una direzione molto molto diversa da quella che hai presentato tu...
Lo scopo della storiella era far vedere che, anche a fronte di molte avvisaglie, ogni scampato pericolo diventa non già un monito per metterci al sicuro, ma una dimostrazione di quanto si possa abbassare ulteriormente la guardia. Una sorta di "al lupo, al lupo". Ogni "crack" che sentiamo indebolisce realmente il ramo, ma il fatto che non si cada ci illude che non si cadrà mai. Spiegavo anche il "Normalty Bias" che a quanto pare è davvero molto diffuso...

Altra precisazione: il prepper (italianensis) non è un misantropo, semmai un animale da branco. Non siamo aspiranti "lupi solitari" ma membri di una società, molti dediti al volontariato e, salvo rari casi, le nostre contromisure includono anche amici e parenti che magari ci prendono per strambi, ma sanno sempre a chi potersi rivolgere in certe situazioni. Qualcuno ha avuto contatti con la Protezione Civile o con la CRI. Non voglio addentrarmi in questo pericoloso discorso, ma molti fatti di cronaca sulla gestione dei recenti terremoti e delle emergenze, mettono in luce aspetti 'squisitamente politici' che fanno dire anche a me 'No grazie, ci penso da solo che sbaglio meno'.

Se si può cambiare ramo, ben venga! Ma ci sono rami che si chiamano "esaurimento delle risorse naturali", "impoverimento del suolo", "scarsità di acqua potabile", "crisi economica globale", "aggravamento delle condizioni di vita" (vedi Spagna e Grecia). Su questi rami, mi spiace, ma come cittadini c'è poco da fare perchè gli interessi in gioco sono enormemente più forti di ogni nostro sforzo dal basso. Se hai letto gli ultimi 6 mesi de "l'Internazionale", partecipato alle conferenze di Coopy, visto alcune conferenze di TED del 2011, se il 15/5 eri anche tu a Plaza del Sol, te ne sarai sicuramente fatto un'idea anche tu.
Come vedi, molti di noi sono anche attivi, per quello che si può, nel cercare di migliorare le condizioni attorno, e non si limitano ad aspettare che si sfasci tutto per dire un inutile "avevo ragione io".

AH! Hai visto che a Genova, a seguito delle inondazioni dell'anno scorso, il Comune ha praticamente fatto "introduzione al prepping" agli scolari? Strategia: scorte di cibo e quello che chiamiamo 'bugging-in'... Proprio cose da prepper! Evidentemente qualche esperto ha pensato che possano essere utili. (NB: non si considera affatto l'ipotesi di una soluzione seria quale regolare i letti dei corsi d'acqua cementificati, non sia mai...)

In effetti "sarebbe perfin troppo facile" fermarsi alle apparenze o considerare solo gli aspetti che la TV vuole mostrarti. Per ora hai visto solo i prepper statunitensi del National Geographic, da cui cerco sempre di prendere quanta più distanza possibile su praticamente tutti i fronti. E non credere: sta sempre a me lo sforzo di smorzare le richieste di performances sensazionalistiche di giornalisti e operatori TV che mi chiedono di calarmi dai palazzi (giuro), comportarmi da pazzo, dire o fare sciocchezze. Tutti quanti vogliono vedermi con una maschera antigas... Quelle sciocchezze che poi danno in pasto al pubblico televisivo che poi, "troppo facilmente" si fa delle idee sbagliate perchè basate su cose false. Quando ci sarà la puntata su di me, spero di poterti dimostrare che si può fare prepping "cum grano salis".

Capisco che, ad una prima osservazione, la nostra sub-cultura possa risultare strana. Non mi sorprende che questo accada proprio nel paese in cui per 3 volte di fila hanno provato a rendere obbligatorie le cinture di sicurezza in auto. Ora, fortunatamente, il messaggio è passato, ma ai tempi l'Italiano medio aveva persino preferito farsi le magliette con la cintura disegnata. Come potrebbe essere accolto il nostro messaggio in un simile contesto sociale?

Sappiamo di avere alcuni aspetti molto "folkloristici" che potrebbero renderci risibili rispetto a quello che è considerato "normale" oggigiorno. Ma sul termine "normale" ci sarebbe da scrivere davvero dei libri interi, perciò lasciamo perdere.

Per il resto, il mio stile di vita mi soddisfa, mi da la possibilità di vivere appieno ogni cosa e non sono pochi i benefici che ho fin da ora: le mie scorte di cibo mi fanno risparmiare adesso un sacco di soldi, la mia preparazione fisica mi fa stare bene, in salute ed in forma fin da ora, le persone che conosco mi arricchiscono dal primo ciao, e quelle che aiuto, con le abilità che acquisisco man mano, mi sorridono appena faccio qualcosa per loro, che sia l'orlo di un pantalone, una bici aggiustata o altro, tutte cose che ho imparato "da prepper".

Per il "Crack Finale": la regola base è che nessuno di noi ci spera, nessuno lo desidera, nessuno ipoteca la propria vita in funzione di quella eventualità.

Ora, tutto quello che ho scritto fin qui riguarda il "COME" e il "COSA" facciamo. Riguardo al "PERCHE'" mi preme solo precisare una cosa: non è una questione di paranoia o paura. Accendiamo la TV e ci sono evidenti problemi in questo mondo, e nessuno (se non le ONG, o i movimenti e la gente) sta facendo nulla per migliorare le cose, e i risultati non ci sono. Anche qui: è automatico, per non dire "perfin troppo facile" far scattare la domanda "ma a voi chi ve lo dice che capiterà qualcosa?". Domanda legittima, al punto che tutti la fanno, non senza un pizzico di supponenza o di sfida. Beh, per noi la questione è diametralmente opposta e la domanda sarebbe: "Ma con tutto quello che vedi (se lo vedi...) e con queste premesse, come puoi pensare che, prima o poi, non accada qualcosa?"

A presto

MC