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Stile di Vita

20131121-protezionecivileNell'eventualità di un disastro, sia esso urbano, provinciale, regionale o nazionale, la Protezione Civile è l’organo preposto alla gestione di tali emergenze.

Suo scopo è garantire, in questi frangenti, un’immediato intervento con personale che abbia conoscenze specifiche del territorio e delle realtà connesse.

La Protezione Civile ha lanciato la campagna Io Non Rischio (http://www.iononrischio.it/2013/) nella quale alcuni volontari si impegnino ad informare direttamente i cittadini, nelle piazze, sulle problematiche relative alla prevenzione e gestione delle emergenze. L'iniziativa è capillarizzata su tutto il territorio e portata avanti a livello comunale.

Ci domandiamo: perché proprio la Protezione Civile ci esorta a prepararci? Come possiamo interpretare questa loro iniziativa?

 

Cosa ci dice la Protezione Civile

Il sito della Protezione Civile fornisce una serie di informazioni utilissime ed elenca, condensandole, precise raccomandazioni in un Vademecum di 68 pagine sia in italiano che in inglese, scaricabili in formato pdf, il cui titolo è Protezione Civile in Famiglia. Non a caso chi ha scritto il documento ha inteso corresponsabilizzare le guide dei nuclei familiari nell'informazione, prevenzione e gestione delle emergenze. Spicca, tra le altre, la sezione dal titolo: Sei preparato?.

Alcuni potrebbero pensare che i prepper imitino ciò che la Protezione Civile già fa per tutti noi, ma, allora, perché’ proprio essa ci chiede se siamo preparati? Il messaggio è proprio: “aiutaci ad aiutarti”, un richiamo di ragionevolezza, dovere morale, responsabilità e che vale a partire dal nucleo familiare, dal momento che “ognuno per sé e Dio per tutti” non e’ mai stata una strategia di grande successo.

Come la storia recente ha insegnato, molte cose possono "andare storte" rallentando la “macchina dei soccorsi”.

  • una percentuale fisiologica del personale potrebbe non poter partecipare;
  • i soccorritori potrebbero dover provvedere prima alle loro famiglie;
  • i soccorsi possono impiegare parecchio tempo ad arrivare in alcune zone.

 

È doveroso guardare alla realtà delle cose e ragionare in termini pratici. In una situazione d'emergenza, ci aspettiamo che i soccorsi si mobilitino in tempo breve e operino con tempestività ed in maniera duratura ed efficiente. Tuttavia: è ragionevole aspettarsi questo? No: se il disastro è esteso non è ragionevole. Non dimentichiamo che la Protezione Civile potrebbe essere essa stessa vittima del disastro! In questo caso i soccorsi dovrebbero arrivare da fuori regione, per non dire in certi casi, da fuori del paese: se noi non riusciamo ad uscire da una determinata zona, è probabile che loro stessi avranno qualche difficoltà oggettiva ad entrarvi.

 

Cosa accadrebbe in simili frangenti?
Potrebbero passare giorni, senza riuscire a reperire acqua, cibo, servizi igienici, magari al secondo piano di un'abitazione, dopo un’inondazione o all'addiaccio dopo un terremoto.

Poniamo che i soccorsi arrivino dopo giorni; nel frattempo chi si sarà preso cura del neonato, del nonno e, sopratutto in qual modo? Chi avrà provveduto a trovare acqua, alla disinfestazione, al cibo, al freddo? Nessuno e certamente la situazione sarà peggiorata. Ciò comporterà che i soccorsi, una volta giunti, dovranno occupare molte più risorse nel prestare soccorso, di quante inizialmente sarebbero state necessarie se si fosse attuata un preparazione minima.


Aiutiamoli ad aiutarci

Allora come aiutarli ad aiutarci? Preparandoci. Sul Vademecum della Protezione Civile, di cui sopra, si leggono informazioni utili, relative a tutti gli aspetti della prevenzione e gestione di un’emergenza, almeno per sommi capi e da integrare con un po’ di buon senso.

Prepararsi significa leggere, informarsi, investire tempo e denaro nel pianificare cosa fare in caso di disastro: come disinfettare una ferita, come steccare una frattura, come regolare la temperatura corporea, come trattare l’acqua per poterla bere senza conseguenze deleterie e tante altre nozioni utili in caso di emergenza. Significa aiutare chi è preposto a soccorrerci a fare il suo lavoro in maniera più efficiente. L’informazione è il primo passo verso la preparazione e l’essere preparati è un dovere verso i nostri cari e le nostre famiglie.

 

La nostra responsabilità

Non è più possibile, né accettabile, bollare il concetto di preparazione come stravaganza di un gruppo ristretto di “originali” e non capire questo significa esporsi volontariamente a rischi evitabili. Potremmo anche chiederci se valga la pena porsi il problema della preparazione in generale, perché, come spesso si sente dire "alla fine è probabile che non succeda niente".  Credo che molti, nelle province di Modena, Parma e Mantova, prima del Marzo del 2012, quando le zone erano ancora classificate come non sismiche, la pensassero così. Probabilmente ora la pensano diversamente, dopo che madre natura ci ha messo lo zampino.

Morale? "A buon intenditor poche parole": nessuna sostituzione agli organi preposti, solo un approccio realistico e pragmatico per il bene dei nostri cari e delle comunità in cui viviamo.  

Se la protezione Civile ci chiede se siamo preparati, forse una visita al sito www.prepper.it non è poi tempo sprecato.

 

Paolo B per prepper.it

 

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