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Il precedente articolo sulle armi era obiettivamente incline allo sconsigliare l'utilizzo delle stesse, a meno di non essere opportunamente preparati e certi di quello che si fa. La reazione di alcuni è stata, ad onor del vero, un po' perplessa. Molti prepper ed appassionati di survival sono infatti affascinati dalle armi e sono abituati a confrontarsi con persone che condividono il loro punto di vista, quindi il nostro articolo è sembrato un po' una voce fuori dal coro.

Inevitabilmente questo ha portato a domande su come si possa proteggere efficacemente se stessi, la propria famiglia ed i propri beni. Pur sottolineando che ognuno è ovviamente libero di avere le proprie posizioni, noi di prepper.it non siamo contrari in toto e a priori alle armi in sè, quanto alla irresponsabile leggerezza con cui troppo spesso si tratta questo argomento, che noi preferiamo affrontare con serietà e competenza.

Con questo articolo e quelli che seguiranno nella stessa sezione, cercheremo di dare delle risposte, chiare, veritiere, realistiche, come sempre. Parleremo di Arti Marziali, strategie per proteggersi, e strumenti per la difesa e la protezione, di cui le armi sono una parte, e non la principale.

Questo primo articolo sarà un'intervista ad un esperto del settore che servirà ad introdurre l'argomento e porre alcuni concetti fondamentali. MC ci ha chiesto di mantenere l'anonimato, ma le risposte alle nostre domande sono più che trasparenti.

Prepper.it: MC, puoi presentarti ai nostri lettori? Qual'è il tuo curriculum?

MC: Ho intrapreso lo studio delle Arti Marziali e degli sport da combattimento durante l'adolescenza e continuo tutt'ora a praticarli. Ho praticato diverse discipline "tradizionali", ho ottenuto la famosa cintura nera in tre di queste e posseggo il titolo di istruttore riconosciuto dai rispettivi enti di promozione sportiva. Sono stato campione italiano per due volte e nel 2009, campione del mondo del circuito club (non esistono circuiti di professionisti in queste discipline e non sono sport olimpici). Ho anche praticato alcuni sport da combattimento per alcuni anni: boxe e muay thay e sono stato sparring partner di un campione italiano. Ho il brevetto di istruttore di alcuni sistemi orientati alla difesa personale. Infine ho fatto per anni il volontario di strada, in mezzo a senza tetto, tossicodipendenti e bisognosi di ogni genere, e le situazioni in cui gli interventi fisici si sono rivelati necessari non sono stati purtroppo rari. 

 

PI: Accidenti! Un tipo pericoloso allora!

MC: Direi proprio di no, anzi: rispetto alle situazioni affrontate, mi è capitato poche volte di dover arrivare ad un confronto fisico, e sono contento così. Sgombriamo subito il campo da un primo errore fondamentale: sapersi difendere e affrontare situazioni rischiose non vuol dire che siano il tuo pane quotidiano.  E' vero anzi il suo opposto: l'obiettivo è quello di saper prevenire i pericoli, sapere quando e come affrontare una discussione e quando abbandonarla, e fare in modo di non rimanere mai bloccati in una situazione che abbia come unica via d'uscita lo scontro fisico.

 

PI: Arriviamo subito al punto allora: cosa intendi per sicurezza personale e come la si può raggiungere?

MC: Il nome già dice molto: l'obiettivo è quello di preservare la sicurezza e la serenità propria, di chi ci sta accanto e, solo se necessario, di difendere quello che è nostro, in questo ordine di priorità. Inoltre essendo "personale" è evidente che ognuno potrà disporre di mezzi diversi per raggiungere questo obiettivo. Spesso si commette l'errore di pensare che sia utile o necessario diventare come Bruce Lee: sbagliato. Sebbene apprendere delle tecniche di combattimento e saperle fare sia utilissimo, queste non sono le sole risorse di cui disponiamo. Le doti principali a cui affidarsi sono l'attenzione, la prontezza di spirito e la determinazione, tutte cose molto lontane dagli aspetti più fisici ed esteriori.

 

PI: E le arti marziali?

MC: Le arti marziali sono semplicemente splendide. Ma non si deve commettere l'errore di dare per scontato che praticarle ci trasformerà in "guerrieri" e se anche fosse non è questo l'obiettivo. Quando le arti marziali sono nate i suoi praticanti vi si dedicavano parecchie ore al giorno, come i calciatori di oggi o gli agonisti olimpionici. Oggi il 90% di chi fa arti marziali pratica per 2 ore la settimana: passano più tempo davanti alla TV e prenderanno sicuramente prima la "cintura nera di Zapping". Inoltre molto dello spirito originario è stato perso, e diverse cose sono state travisate. La parola "Maestro" è purtroppo abusata, mentre andrebbe detta "col pudore sulle labbra". Lo dico con dispiacere e cognizione di causa, dato che comunque sono e resto un marzialista. Tuttavia le arti marziali detengono un bagaglio tecnico e culturale ineguagliabile.

 

PI: Meglio quindi gli sport da combattimento?

MC: Non per forza. Di sicuro è più facile che abituino ad uno scontro e che prevalga il contatto fisico. Ma sia arti marziali che sport da combattimento hanno un grosso difetto, ovvero non sono vicini alla realtà di un'aggressione. Queste discipline vincolano le competizioni ad un regolamento. Il regolamento falsa la realtà per proteggere, giustamente, i contendenti e non farli incorrere in inutili e pericolosi danni fisici. Alcuni incontri vanno "a punti", altri a round e tutti escludono i colpi e le tecniche più pericolose. Tutti i regolamenti poi, portano i praticanti a sviluppare comportamenti specifici persino paradossali: nel kendo ad esempio non si può colpire alle gambe, che sono lasciate quindi scoperte, nel judo gli "atemi" (colpi quali i pugni) sono vietati, e quindi i contendenti non sono mai pronti a proteggersi il viso. Purtroppo però la realtà "della strada" è molto diversa: senza regole, e il vincitore è chi porta a casa la pelle.

 

PI: Cosa consigleresti quindi a chi vuole fare un corso improntato alla difesa personale?

MC: Oggigiorno c'è una vasta offerta nel mercato... ma appunto di mercato si tratta. Molti sono "prodotti" e quindi sono spinti da tanta pubblicità e con essa arrivano gli esperti dell'ultimo momento. Bisogna stare molto attenti.

  • Poco tempo fa aveva riscosso molto successo il Krav Maga, che obiettivamente è efficace e si impara in fretta, ma l'offerta dei corsi è molto, troppo variegata: si va da quello per sole donne e bambini a quello in cui ci si esercita coi fucili d'assalto di gomma... Le federazioni sono tante, ma anche se sono molto diverse, tutte dicono di essere "la vera scuola".  
  • C'è poi il JuJitsu Brasiliano, più o meno vicino alla famiglia Gracie, una reinterpretazione del JuJitsu giapponese nata in Brasile, molto valida per l'allenamento e per la lotta a terra. Questa poi si è spostata verso gli sport da ring con le MMA ovvero arti marziali miste che rappresentano ora una relativa novità nel panorama e che sono molto complete dal punto di vista della preparazione fisica e psicologica allo scontro.
  • Il pugilato ha sempre un posto d'onore e spesso è sottovalutato, ma chiunque voglia studiare il combattimento oltre che la lotta deve prendere in seria considerazione l'ipotesi di "farsi i guanti" come si deve ed imparare a dare, schivare e anche incassare qualche pugno e tenere una guardia in modo adeguato.
  • Recentemente ci sono stati altri metodi esplicitamente studiati e costruiti per gli scontri "da strada" come il KFM che hanno idee interessanti, ma potrebbero anche essere mode passeggere.

Poi bisogna dire una cosa: se il nostro scopo è quello di imparare a difenderci e non diventare "Maestri" di una disciplina (già ce ne sono troppi) vale la pena di provarne diverse e cambiare di tanto in tanto, ampliando quanto più possibile il nostro bagaglio tecnico e di competenza.

 

PI: Come orientarsi quindi nella scelta?

MC: E' qui il vero punto. Un buon corso (a parer mio) può essere frequentato da chiunque abbia voglia di impegnarsi e non si tiri indietro. Non bisogna aspettarsi i "fitness club" alla moda con l'aria condizionata: anzi, le palestre dei migliori corsi che ho visto erano in scantinati maleodoranti. Soprattutto si deve uscire dal corso sfiniti: se non siamo sfiniti c'è qualcosa che non va... Inoltre quasi tutte le lezioni, se non tutte, ci deve essere la sezione di confronto, col contatto, supervisionata dall'istruttore, che dia la possibilità a tutti di cimentarsi. Dipente praticamente tutto dall'istruttore: uno bravo è in grado di far lavorare intensamente gli allievi senza che si facciano male. Non è accondiscendente nè deve essere simpatico: è sempre lì a spronarti e a farti lavorare sodo. Lo scopo dell'istruttore è quello di far diventare bravi i propri allievi: se non ci riesce vuol dire che non è un buon istruttore, non è mai colpa dell'allievo. E non deve mai mancare di rispetto agli allievi: se ha visto troppe volte il

e li tratta male, per ignoranza, non va bene.

 

PI: Quanto tempo serve per essere in grado di cavarsela quindi?

MC: Il tempo in questo caso non si calcola in "anni di iscrizione pagati alla palestra" ma in "ore passate ad allenarsi, praticare e fare sparring". E' un fattore molto soggettivo, in cui conta molto l'ambiente in cui siamo cresciuti, l'educazione ed il carattere. Per alcuni potrebbero bastare sei mesi, per altri volerci anni. In generale è però bene diffidare tanto di chi promette risultati mirabolanti in poche settimane, quanto di coloro che trattengono gli allievi col discorso che "non sono ancora pronti".  In generale però, se i ritmi di allenamento e di pratica sono adeguati, la curva di apprendimento e di miglioramento può essere molto ripida nei primi mesi, quando si parte da zero. Ma questo non ci deve indurre in facili illusioni.

 

PI: Un corso quindi basta?

MC: Assolutamente no! E anzi, potrebbe non essere necessario. Come dicevamo la tecnica è importante, ma da sola non fa nulla. Possiamo essere dei mostri, ma se andiamo in giro con le fette di salame sugli occhi anche un bambino ci può prendere di sorpresa, anche il miglior combattente, colto alle spalle avrebbe qualche seria difficoltà. La parte grossa la fa l'esperienza, la testa, l'atteggiamento ed il modo di pensare in termini di sicurezza. E non bisogna mai dare nulla per scontato ma essere consapevole dei propri limiti. 

Con un corso, coloro che hanno le doti mentali e fisiche per imparare a combattere avranno la loro chance, ma tutti quelle che hanno doti diverse avranno comunque la possibilità di aggiungere qualche freccia al loro arco con metodi diversi. Inoltre la Sicurezza personale non passa solo dal combattimento corpo a corpo.

Anzi... come detto prima, se arriviamo ad affrontare uno scontro diretto vuol dire che abbiamo fatto qualche errore prima...

 

PI: Quindi, oltre alla difesa personale fisica, cosa completa la sicurezza personale?

MC: Avere chiari i propri obiettivi, sapere cosa dobbiamo proteggere e fino a dove possiamo o meno spingerci per farlo. Conoscersi, capire i propri limiti e come potrebbero essere sfruttati da chi ci vuole far male. Sapere come tenere gli occhi aperti, cosa guardare, quali sono i segnali di pericolo attorno a noi. Riconoscere le fasi in cui si sviluppa una situazione pericolosa e quando e come uscirne. Conoscere i comportamenti delle persone e quali rischi comportano. Ma soprattuto riconoscere le cose stupide e non farle mai. Una volta capiti questi concetti base li si può estendere a molti campi: dalla guida in auto alla sicurezza della casa alla protezione di altre persone.

 

PI: Quali sono le difficoltà più grandi?

MC: Ce ne sono molte. Quelle che guardo con maggior astio però sono la pigrizia e l'orgoglio. La pigrizia e la "finta stanchezza" sono quelle che non ci faranno allenare, che ci portano a mollare presto, troppo presto. L'orgoglio è la bestia che fa sì che ci si faccia male in palestra, non accettando le nostre difficoltà e sopperendo ad esse con l'aggressività. E' anche quella che non ci fa allontanare da una situazione pericolosa, che poi magari si trasforma in tragedia, solo perchè non abbiamo avuto la testa di girare i tacchi ed andarcene.

 

PI: Cosa vedremo allora prossimamente su questo sito?

MC: Ovviamente non si possono imparare le tecniche su internet, ci concentreremo quindi sulla teoria e sulla strategia. Partiamo dalle basi e cominciamo a rivedere il modo di pensare ed andare in giro. Gli argomenti poi, sono davvero tanti. Spero di avere commenti e indicazioni sulle cose che interessano di più per scegliere come svolgere le prossime "puntate". Vi aspetto.

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