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Stile di Vita

StaffBumBag, moderatore del nostro forum, ci fa una confessione: sua nonna é un prepper !!

Insomma pare che il prepping per lui è una questio di famiglia... o forse non è così. Forse non è solo la famiglia di Staff che ha questo bagaglio culturale tra le sue radici ma un po' tutti noi. Quello che Staff ci propone col sorriso è una semplice riflessione, ovvero che buona parte di quello che oggi chiamiamo prepping una volta si chiamava buon senso o saggezza popolare.

La storia delle generazioni che ci hanno preceduto è un patrimonio di informazioni vissute che non possiamo ignorare.

Ecco la riflessione di Staff:

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Spezziamo il pregiudizio: anche mia nonna è un Prepper! E vi spiego perchè...

Intere generazioni sono cresciute nella miseria e nell’instabilità provocata dai grandi conflitti che ne hanno condizionato i comportamenti. Ecco il retaggio dei primi veri Prepper!

 

Ho deciso di scrivere questo articolo, poiché negli ultimi tempi il movimento prepper italiano, e più in generale quello globale, si trova a dover ricercare ed affermare la propria identità. Noi italiani siamo un popolo in costante contraddizione perché adottiamo i comportamenti d’oltre-oceano come delle spugne, anche quando accade che siamo noi stessi i primi creatori di queste comportamenti (vedi Halloween) ed il prepping non fa eccezione.

Se torniamo indietro di circa cento anni, possiamo osservare come il contesto socio-economico narrato da moderni complottisti, pessimisti cronici e fan dell’apocalisse non si discosti molto dalla realtà. Ripercorriamo a grandi linee gli eventi più eclatanti del 1900.

Nonostante la presenza di un conflitto armato tra Stati accompagni l’uomo dalla notte dei tempi, il primo grande evento del XX secolo è la Prima Guerra Mondiale (1914-1918). Terminato il conflitto, poco più di dieci anni dopo il crollo di Wall-Street del 1929 causò la più grande crisi economica e recessiva del 1900, dalla quale si riuscì a risollevarsi solamente con l’avvento della Seconda grande Guerra (1939-1945). Terminata anche questa con perdite davvero impensabili sia in termini di individui che di devastazione ambientale, ancora si sentiva la tensione nell’aria e la Guerra Fredda fu la naturale conseguenza. Ancora fresca la ferita della Seconda Guerra Mondiale, la nostalgia di un conflitto evidentemente era troppo opprimente e dunque, benvenuto Vietnam (1960-1975). L’umanità ulteriormente dilaniata dal conflitto ma estremamente masochista diede il benvenuto anche alla Guerra del Golfo (1990-1991). Il Conflitto nei Balcani (1991-1995), le missioni di “Pace” in Afghanistan e in Iraq del 2001 e del 2003 che tuttora sono in corso concludono il panorama dei conflitti avvenuti negli ultimi cento anni.

Dunque, possiamo affermare che il conflitto armato è una costante nella storia degli ultimi cento anni, anche se a dire il vero potrebbe essere tranquillamente una costante dalla comparsa dell’uomo sulla terra.

Terminata la digressione, vorrei porre l’attenzione al periodo intercorso tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, poiché i nostri nonni hanno vissuto proprio quel periodo e, fatto da non dimenticare, ce le abbiamo avute proprio in casa. Diventa dunque fondamentale intervistare i nostri nonni per capire quali erano le reali condizioni di vita, poiché non c’è insegnamento migliore dell’esperienza di vita.

Da queste interviste potreste tranquillamente apprendere che durante i periodi di recessione o crisi (sia economica che bellica) i principi di riciclo e riutilizzo dei prodotti (durante la guerra i merletti delle tovaglie venivano scuciti per recuperare del filo di cotone con il quale riparare calze, attaccare bottoni, e cucire), scorte alimentari (il grano veniva nascosto nelle intercapedine dei muri per evitare venisse requisito), prevenzione e previdenza (il risparmio per gli imprevisti) erano all’ordine del giorno. Quindi che differenza c’è tra il prepper moderno e il giovane che ha vissuto i periodi di conflitto in termini di visione e predisposizione mentale? Forse la consapevolezza e la disponibilità economica.

Non abbiamo bisogno di identificarci o assumere comportamenti decisamente più estremi provenienti da oltre oceano: noi l’abbiamo vissuto e proprio per questo sappiamo esattamente quali possono essere i problemi. Cambiare il modo di pensare cercando di intuire ed anticipare possibili problematiche future è necessario per assicurare un futuro a noi stessi e alle persone a cui teniamo. Facciamo qualche esempio pratico:

  • se al TG sentiamo che tra una settimana ci sarà uno sciopero dei benzinai, la prima cosa che facciamo è andare a fare il pieno in modo da non farci cogliere impreparati;
  • se sappiamo che sotto le feste i supermercati sono presi d’assalto per gli acquisti, anticipiamo gli altri e facciamo la spesa qualche giorno prima;
  • se le previsioni del tempo dicono che nevicherà o ci saranno temporali, ci attrezziamo per non esser colti impreparati;
  • se sappiamo che una strada sarà bloccata dal traffico, nel limite del possibile cercheremo un’alternativa.

Alla luce di questi esempi, il prepping può davvero sembrare “roba da socio-patici e disturbati mentali”? Ognuno di noi è un Prepper, o forse è meglio usare “previdente”. Ma siamo cresciuti in una socità volta a venderci ogni cosa che ci semplifichi la vita. "Un piccolo sforzo oggi per un grande vantaggio domani". Ecco cos’è davvero il prepping.

È curioso: andando a scavare nel passato scopriremo che i nostri vecchi facevano scorte per i tempi “di carestia”, cercavano di rendersi indipendenti in modo da potersela cavare in ogni situazione, approcciavano la vita con il detto “impara l’arte e mettila da parte”. Alla luce di quanto esposto, la filosofia del Prepper risulta davvero "roba da esaltati"? Non possiamo certo negare un certo folklore in alcuni soggetti, talvolta esasperato anche da programmi Tv oggettivamente trash e improbabili.

Ciò su cui voglio davvero domandare è “perché cercare soluzioni e alternative a possibili problemi è considerato strano”?

quotmark closeNon voglio incentivare a pensare a cospirazioni, complotti, apocalisse e simili, ma restando con i piedi per terra, cercare soluzioni alle problematiche quotidiane è l’essenza del prepping. Quindi oggettivamente lo si può definire un comportamento comune e che lo vogliate o no, resta il fatto che tutto questo è scritto dentro di noi, fa parte intima della nostra cultura, della nostra storia.

Vorrei concludere con una battuta che richiami il titolo di questo articolo:

“E' più facile spezzare un atomo che un pregiudizio” – A. Einstein

Stay tuned!

Staff

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