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Ancora una volta le nostre attività attraggono le considerazioni dei giornalisti che si dilettano nel gioco facile (e difficilmente più lungo di 5 minuti) di prendersi gioco di chi si accosta al prepping ed alla gestione preventiva delle emergenze. Per fortuna c'è a chi basta poco per essere felice...

Questa volta è il turno di Michele Serra che su "La Repubblica" di oggi, mercoledì 5 novembre, ci definisce come "cassandre mentalmente disturbate ed annoiate" al punto di aspettare con ansia il momento della fine.

Anche in questa occasione è doloramente e tristemente necessario replicare e rispedire al mittente gli insulti e richiedere le opportune rettifiche del caso...

 


A Michele Serra vorrei innanzitutto chiedere se ha idea di come funzioni la televisione e di come siano selezionate persone e parti di girato da montare e mandare in onda. Forse Michele non sa che "talvolta" lo scopo della TV non è quello di informare, ma di fare satira, attirare l'attenzione, fare scalpore e, come dice un vecchio adagio, fare di tutto perchè se ne parli, anche male. Ma questo da Michele Serra non me lo aspetto di certo, altrimenti che giornalista sarebbe? Come lo farebbe il suo lavoro?

 

Questo dubbio mi costringe a dovergli chiarire che quello che ha visto in televisione comprensibilmente lo lascia perplesso e lo fa ridere o sorridere. In effetti dimostra che i suoi colleghi hanno centrato l'obiettivo e sono riusciti a veicolare anche a lui lo stesso messaggio che hanno dato a migliaia di altri italiani che sono semplici spettatori. Ecco, anche qui mi sarei aspettato che Michele Serra fosse in grado di discriminare un po' meglio le cose, di capire le malizie, le astuzie del mestiere, altrimenti che tipo di autore televisivo sarebbe? Come potrebbe fare questo lavoro?

Molte cose che vorrei dire a Michele sono già stato costretto a precisarle ad Aldo Grasso e ad altri, ma sono sicuro che Michele queste non le abbia potute leggere. A quanto pare giornali e giornalisti sanno chiedere il diritto di rettifica ai blogger ed alla rete, ma faticano ad applicare lo stesso principio a parti invertite.

Quindi mi tocca ripetere a Michele che molti dei gesti inconsulti ed esagerati da pazzo che ha visto in TV, mi sono state richieste proprio dai suoi colleghi, ma io mi sono rifiutato di farle (prendere quintali di roba al supermercato, dire cose che non stanno nè in cielo nè in terra, maschere anti gas, calarmi con funi dagli edifici....), e forse proprio per questo sono comparso per pochi minuti nel documentario. Altra cosa interessante è che molte delle informazioni e statistiche presentate dalla autorevole voce fuori campo del documentario sono sorprendentemente simili a quelle che da tempo si trovano sul sito www.prepper.it.

Devo rassicurare Michele sul fatto che nessuno vuole giocare all'ultimo sopravvissuto. Nessuno qui aspetta la fine del mondo (cosa che troppe volte ci è stata attribuita ma cui non crediamo affatto come troppe volte ci avete costretto a ribadire) per fare Rambo. Nè seguiamo i dettami di qualche guru strampalato. Forse Michele, pur essendo un giornalista, non ha molte informazioni su quanto si siano abbassate le condizioni di vita degli Italiani negli ultimi anni. Forse non vede la corrispondenza tra il fantomatico spread e le condizioni di lavoro. Oppure non vuole (perche noi siamo sicuri che se volesse sarebbe in grado di farlo) vedere l'outlook della presente situazione, forse non si pone alcune scomode domande. Forse non capisce che l'avvicinarsi al prepping di molte persone è anche un sintomo dell'incertezza (o della certezza negativa) che sentono, e noi non abbiamo fatto nulla per provocare tutto questo, essendo oltretutto sprovvisti dei mezzi per poterlo fare. Ma Michele è un giornalista, dovrebbe avere il quadro generale molto più chiaro di noi. Dovrebbe, ma può darsi che da un'amaca si abbiano prospettive molto più rosee.

Michele conclude però con una costatazione delle più ripetute e più scontate: il desiderio di non sopravvivere al di sotto della soglia di benessere che gli assicuri i "ravioli al plin". Questa purtroppo è una delle banalità di più basso livello, e solo chi non ha idea di cosa significhi passarsela male può esternare. Invito Michele a farsi anche solo una piccola parte delle esperienze che ho vissuto nel mondo del volontariato. Sono certo che la voglia di scherzare gli passerà subito nel vedere i volti di chi queste frasi non se le può permettere. Dicono tutti così fino a tre minuti prima di capire quanto è grave la loro situazione.

Michele scorda forse che ci sono persone che non hanno un livello così frivolo di benessere come break-even della dignità di una vita che vale la pena vivere. Senza andare sul drammatico basta pensare ad un genitore. Non so se Michele abbia figli o meno, ma comunque dovrebbe pensarci.

Detto tutto questo, se Michele intendesse mai proseguire nei suoi progetti di non resistere alle avversità non saremo mai noi ad impedirglielo. Contestualmente ci piacerebbe che ci venisse riconosciuto il diritto, magari non capito, magari non condiviso, di fare l'opposto. Senza per questo essere presi in giro o insultati, specie da chi pare non abbia capito come lavorano i media e per farsi un'idea si accontenta di pochi minuti di TV. E dei ravioli al plin.

Marco Crotta.

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