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Una delle qualità spesso riscontrate nelle persone in grado di superare emergenze e momenti difficili è quella di saper prendere delle decisioni. Questo processo spesso è già difficoltoso in condizioni normali, e sicuramente diventa ancora più arduo in situazioni in cui il contesto si complica o diventa caotico.

Come spesso accade nel prepping questo argomento apre le porte a decine di alti strettamente collegati, ma ci concentreremo solo su un ingrediente estremamente importante del processo decisionale: la valutazione del fattore di rischio. Analizzeremo questo concetto in termini matematici e nel modo più rigoroso possibile, per non ritrovarci in balia del caso o all'emotività proprio quabndo serve. Da ultimo rivedremo il concetto di "scommessa" imparando a riconoscerne ed evitarne le trappole.

 

 

Siamo in buona compagnia.

Il rischio e la sua valutazione hanno accompagnato l'uomo fin dalla prima volta in cui si è trovato in pericolo. Oggi ci sono figure professionali che fanno della valutazione dei rischi e delle decisioni da prendere a seguito di queste valutazioni, una vera e propria scienza. Non stiamo parlando solo di matematici e professionisti della statistica, ma anche di assicuratori, operatori di borsa e anche giocatori d'azzardo. Tutti queste figure analizzano le situazioni, le probabilità dei singoli eventi, valutano il beneficio o le eventuali perdite e poi si muovono con l'obiettivo di massimizzare i loro guadagni e/o di minimizzare le spese o le perdite.

Ad esempio tutti sanno quante domande spesso ci vengano rivolte nel momento in cui vogliamo stipulare una poliza per l'auto. Queste domande servono ad inquadrarci all'interno di un profilo tipo, di cui l'assicuratore conosce ogni dettaglio. Per ogni possibile profilo tipo sono già stati calcolati tutti i fattori di rischio, i comportamenti abituali e quindi il modo più conveniente (per l'assicurazione ovviamente) di "scommettere" sui nostri incidenti e massimizzare le vincite (non a caso si chiama premio), proprio come al casinò.

 

Una definizione matematica del rischio

I matematici calcolano il rischio secondo la seguente formula:

R = P(e) x P(d) x V(d)

Ovvero il rischio R è uguale alla probabilità dell'evento P(e) moltiplicato per la probabilità che l'evento scateni un danno P(d) per il danno o la perdita che andremmo a sostenere.

Ad esempio, se valutiamo il rischio di bucare una gomma dell'auto a causa di un chiodo calcoleremo questo rischio come la probabilità di incontrare il chiodo per strada, moltiplicata la probabilità che il chiodo buchi la gomma, moltiplicato il valore della gomma (o della riparazione).

In molti casi le due probabilità P(e) e P(d) sono accorpate per semplificare i ragionamenti, riducendo la formula a

R = P x V

considerando solo la probabilità che capiti il fattaccio ed il relativo danno subito.

Supponiamo di fare una scommessa in denaro giocando a testa o croce: si scommettono 10 euro, ma se si vince se ne guadagnano 11. Calcoliamo il "rischio di perdere Rp" ed il "rischio di vincere Rv":

Rp = 0,5 x 10€ = 5€

Rv = 0,5 x 11 € = 5,50€

In questo caso è palese che conviene scommettere e continuare a farlo, perchè circa la metà delle volte porteremmo a casa quell'euro extra. Ovviamente non stupirà nessuno sapere che per molti giochi d'azzardo al casinò è sempre il banco a portare a casa l'euro extra, idem dicasi per le lotterie, gratta e vinci e premi delle assicurazioni.

 

Più pratica e meno calcoli.

Riportiamo i piedi per terra e inseriamo il concetto di valutazione del rischio all'interno delle attività di un prepper. Possiamo ritrovare questo concetto in moltissimi frangenti, ma ve ne sono 2 che vale la pena sottolineare in paricolar modo:

  • valutare il rischio portato da un evento per cui ci si prepara. Che si tratti di crisi economiche o di cataclismi ambientali piuttosto che degli zombie, tutti gli eventi hanno una determinata probabilità di verificarsi in un dato lasso di tempo, anche piuttosto ampio. Ovviamente non ci è possibile fare un calcolo preciso e puntuale su cui poi basare le nostre azioni, ma di sicuro in questo momento storico possiamo ritenere più probabile una difficoltà di natura economica piuttosto che un'invazione aliena.... Possiamo poi anche misurare molto spannometricamente l'impatto che questo particolare evento avrà sulle nostre vite: alcuni eventi richiedono un trasloco, altri di reinventarsi una vita (e per alcuni l'idea è persino allettante), altri pongono dei seri interrogativi sulla possibilità di sopravvivere. Una volta fatte le nostre valutazione rispetto a molteplici scenari, è saggio metterli in ordine in base al loro fattore di rischio ed investire le nostre energie alla luce di questo ragionamento.
  • valutare il rischio inerente dalle nostre decisioni durante la gestione di un'emergenza. E' meglio fare questo o quello? Conviene andare di qui o di la? conviene fare buggin-in o bugging-out? Durante momenti di forte stress prendere delle decisioni su due piedi non è cosa facile, ed il rischio più grande è quello di tirare a caso o di lasciar decidere la parte emotiva al posto di quella razionale. Aver definito il concetto di rischio ci permette di prendere queste decisioni in modo più strutturato e ragionato. Ovviamente questo implica lo sforzo di spostare la valutazione sui fattori di probabilità e danno, che sono forse altrettanto difficili da valutare. Ma il vantaggio è che ci costringe ad un processo razionale, più calmo, più analitico che limita i danni della parte impulsiva ed emotiva.

 

Il fattore scommessa

Il regalo più grande che ci fa l'analisi dei rischi è quello di poter escludere in modo razionale molte delle dicerie e delle favole che infestano il mondo del prepping e del survival in genere. Vi sono molti esempi di "considerazioni comuni" o "cose risapute" la cui diffusione ha assunto , erroneamente ed immeritatamente, un valore di verità. Pensiamo un attimo a quante cose sono spesso date per scontate: si da per scontato che in un kit di sopravvivenza debbano esserci lenza ed ami da pesca, o che sia semplice trasferisri al di fuori delle città qunado necessario per vivere in modo più agreste, o che cacciare per procurarsi del cibo sia fattibile, e che se non funziona la caccia ci si può dedicare all'agricoltura.

Analizziamo allora queste convinzioni diffuse per valutare seriamente quale possa essere il loro esito, e consideriamo che la posta in gioco potrebbe essere la vita. Tutto cambia di colpo:

Consideriamo realisticamente le probabilità di incontrare un corso d'acqua, e che sia abitato da pesci, e di essere in grado di pescare: quanto è il rischio di non mangiare?

Allo stesso modo se prendiamo in esame la probabilità di incontrare della selvaggina libera, e di saperla catturare: per molti il digiuno è praticamente una certezza.

E cosa comporta coltivare un campo? quante energie? e quanto cibo ne ricaveremo? e quando?

Tutte queste scommesse non sono da prendere alla leggera e bisogna considerare molto bene i fattori al contorno. Molto spesso ci si configura un'esitio positivo basandoci su assunti mai verificati, su esperienze mai vissute, confidando in abilità mai allenate o ritenendoci così fortunati da essere gli unici a puntare a quelle risorse e a non avere alcun evento sfortunato tra noi ed il nostro obiettivo.

Se da una parte il calcolo delle probabilità non è a nostro favore, dobbiamo considerare che in ballo c'è come minimo la nostra cena... o molto di più.

Come spesso abbiamo detto, un prepper è tale perché non improvvisa: pur essendo flessibile, non tira ad indovinare, perchè si è costruito le certezze di cui ha bisogno e gli strumenti per ragionarci su.

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